Nella Grande Opera, il procedimento che conduce chi possiede le antiche arti dell’Alchimia alla creazione della Pietra Filosofale, e quindi alla massima Conoscenza, il passo iniziale, il primo imprescindibile stadio è quello della NIGREDO.
Questo è il momento della dissoluzione e della decomposizione della materia, in cui gli elementi vengono distrutti per poi essere ricomposti dando vita alla Pietra.
Per Carl Jung la Grande Opera era da interpretare come un processo psicologico di trasformazione mediante il quale portare alla luce contenuti inconsci, anche in forma visionaria.
NIGREDO diventa così metafora del confronto dell’individuo con il proprio mondo interiore e con le sue ombre. Questo confronto genera stasi e disillusione, un momento “nero più nero del nero” nella strada che porta all’auto-conoscenza.
Il progetto espositivo di Officina Parnaso, attraverso i lavori di Niccolò Cozzi e Silvia Montevecchi, indaga questa fase del percorso di trasformazione in cui si assiste ad un annichilimento di ciò che l’individuo conosce di sé e del mondo circostante.
“Nigredo” non restituisce al visitatore una risposta, una rivelazione, una destinazione. È una pericolosa immersione nell’inconscio e nell’ignoto: un viaggio mistico fatto di suggerimenti, ricordi, visioni, allusioni e bisbigli, sensazioni, desideri e paure, sogni.
Un fiume in piena violento, rapido, potente.
Il primo necessario passo di “Aurorale”, percorso iniziatico che Officina Parnaso sta per intraprendere.